INUMANA

Cos’è un uomo senza la libertà?
di Laura Silvia Battaglia e Rossella Spinosa

Inumala - cosa è un uomo senza libertà

“… E alla fine del melologo, nessuno degli spettatori commossi ha chiesto una risposta alla domanda che è restata in sospeso: “Cosa resterà di noi, dove andremo, partendo da una condizione di vita divenuta ormai inumana”? Dolce, potente e devastante al contempo, l’opera concepita da due artiste, da un incontro felice fra una musicista e una giornalista che ha fatto del Medio Oriente il suo oggetto di studio e di scelte sentimentali.

Cristina Giudici, giornalista – 16 aprile 2024

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Genesi di Inumana: una visione eccessivamente reale Di Laura Silvia Battaglia

L’energia creatrice per scrittori e compositori è una spinta inevitabilmente solitaria. Ma esistono delle felici eccezioni che nascono da corrispondenze di sensitivi sensi ed è questo il caso: “Inumana” è stata scritta esattamente insieme ed insieme continua a rigenerarsi ad ogni esecuzione. Insieme procede e si evolve perché nasce dalla stessa volontà, da parte di due artigiane del linguaggio musicale e letterario, di uscire dalla torre d’avorio dell’ispirazione elitaria per capire cosa accade nel mondo intorno.

Come chi si tuffa nel mare si fa annegare nelle profondità, così noi non crediamo sia possibile astrarsi dal presente: in sostanza, abbiamo sempre creduto che l’arte sia politica, altrimenti diventa maniera, sfoggio intellettuale, passatempo per privilegiati che guardano al resto dell’umanità come il domatore guarda alla tigre: dall’alto in basso, non capendo perché quell’essere presunto inferiore si entusiasmi per cose “di pancia”.

Quando ci siamo incontrate con Rossella Spinosa – grazie a un bellissimo spettacolo ideato dalla pianista Luisa Prayer nel 2019 – non sapevamo molto l’una dell’altra. Ma ci siamo “sentite” attraverso l’accostamento di musica e parola su un tema di interesse civile: la morte di Ilaria Alpi in Somalia, un delitto tuttora rimasto insoluto e certamente causato dall’esercizio senza compromessi della professione da parte della giornalista. Solo dopo abbiamo avuto modo di approfondire questa “tensione politica” che sentiamo allo stesso modo mentre il mondo cambia: la pandemia, la crisi economica, la guerra in Ucraina, poi la guerra a Gaza. In mezzo, ingiustizie crescenti, in un mondo in cui il diritto internazionale sembra languire di fronte agli interessi di parte, al capitalismo globale, alle concentrazioni finanziarie, alle dittature bene agganciate con il mercato degli idrocarburi, ai businessmen che acquistano e controllano le piattaforme dei social media.

Da giornalista ho avuto netta la percezione che il lavoro di analisi, osservazione, reporting onesto, controllo delle fonti, non bastasse più di fronte allo scetticismo e alla disaffezione del pubblico, generata sia dal sempre maggiore scollamento dei giornalisti dalla base sociale, sia da anni di propaganda populista volta a distruggere il valore centrale di questa professione nelle democrazie. Il punto di non ritorno, per me, sono state le narrazioni delle ultime guerre, totalmente viziate da elementi di propaganda spinta, funzionale ad opposte agende politiche e il realizzare che non c’era più spazio, in una opinione pubblica stanca, polarizzata e spaventata, per un reporting tradizionale, per quanto massimamente rigoroso.

Ed è allora che l’idea iniziale di racconto in parole e musica di cosa possa essere la vita di “un uomo senza la libertà”, ossia di un uomo privato della disponibilità del proprio corpo, dunque detenuto senza conoscerne il motivo, per rendere noti tutti i casi di detenzione amministrativa nel mondo, dall’Egitto a Israele fino a Guantanamo, è diventata altro.

Non si poteva restare silenti di fronte all’attentato di Hamas ai danni di kibbutz israeliani del 7 ottobre 2023, con tutto il carico di morte e di ingiusta adduzione in ostaggio di cittadini inermi; e non si poteva restare silenti di fronte alla sproporzionata e crudele reazione dell’esercito israeliano ai danni di milioni di palestinesi, degradati ad “animali” da bombardare, uccidere, bruciare, umiliare, ridurre alla fame perché “non esistono gazawi innocenti, compresi i bambini” (citazione da un’intervista televisiva a Rami Igra, ex direttore della Divisione prigionieri e scomparsi del Mossad israeliano). La guerra – che conosco non solo dai racconti diretti di nonni e genitori ma da esperienza personale su diversi fronti dal 2008 a oggi – è esplosa in tutto il suo massimo orrore con un riverbero mondiale pronto ad alimentarla, da parte di milioni di persone che non hanno assolutamente idea di cosa sia. Sapevo già che il giornalismo non sarebbe bastato per restituire umanità a protagonisti e vittime di tanta disumanità: per questo ho scelto di unire le forze con Rossella Spinosa per fare procedere insieme l’intelligenza razionale con quella emotiva nell’unica espressione umana che riesce in questa operazione nel modo più completo possibile: l’arte. 

E credo di avere dato il contributo personale migliore che avessi potuto dare, come giornalista, essere umano ed ex musicista, in questo periodo storico, alla narrazione di questa pagina buia della storia dell’umanità.

Utilizzando lo schema della tragedia greca classica, con il personaggio del “fantasma del tunnel” che equivale a una figura-cerniera, a un Virgilio “traghettatore” degli elementi della narrazione, abbiamo deciso di raccontare la stessa tragedia da prospettive del tutto diverse per genere, età, background storico e culturale. Così, di questa stessa guerra parlano due donne, due uomini, un bambino, tutti pochi minuti prima di morire. Sono israeliani e palestinesi; ebrei e musulmani; vittime e carnefici: ognuno con il suo proprio, personalissimo coacervo di consapevolezza e inconsapevolezza, rivendicazioni e memorie, piccole morti e presunte glorie, incertezze, dubbi, traumi infantili e familiari.

I cinque personaggi, costruiti sulla base della verosimiglianza a personaggi reali, da me realmente incontrati ed ascoltati in fasi diverse del mio lavoro negli anni sia a Gaza che in Israele e Palestina, tratteggiano cinque guerre diverse in una sola; cinque ragioni diverse; cinque responsabilità diverse; cinque dolori diversi rappresi in un unico grido collettivo che dovrebbe farci capire che ogni guerra, se scatenata, andrebbe conclusa prima possibile perché non esiste alcuna guerra giusta.

In “Inumana” con Rossella Spinosa e con il pubblico, sperimentiamo nello spazio di un’ora l’intuizione di Lev Tolstoj quando scriveva: “Se senti dolore sei vivo, se senti il dolore degli altri esseri umani, sei umano”. Ecco, questo spettacolo vuole farvi sentire tutto, ma proprio tutto il dolore dell’altro. Se decidete di sedervi ad ascoltare, sarete costretti a sentirlo per scoprire fino a che punto è stata compromessa la vostra umanità.

LAURA SILVIA BATTAGLIA AL-JALAL

Laura Silvia Battaglia al-Jalal, giornalista freelance e documentarista, lavora come reporter in aree di crisi dal 2007 ed è conduttrice e autrice per Rai Radio 3. Specializzata in Medio Oriente, con particolare focus su Iraq e Yemen, ha lavorato come corrispondente da Sanaa (Yemen) per l’agenzia video-giornalistica americano-libanese Transterra Media, e collabora con l’agenzia turca TRTWorld, il servizio pubblico svizzero (RSI), The Washington Post, Al Jazeera English&Arabic, Al Araby al Jadeed, Index on Censorship, The Fair Observer, Guernica Magazine, The Week India. Per i media italiani collabora stabilmente con quotidiani, network radiofonici, televisioni, periodici e siti web. Ha girato, autoprodotto e distribuito dieci documentari, tra i quali Yemen, nonostante la guerra,prodotto da Rai Doc, ZDF e AJA, uno spaccato sulla vita dei civili yemeniti in guerra. Ha vinto i premi Luchetta, Siani, Cutuli, Megalizzi, Anello Debole, e Giornalisti del Mediterraneo. Dal 2007 insegna in diverse istituzioni italiane ed europee, compreso l’Istituto Reuters all’Università di Oxford, e dirige il Master in Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano.

Ha scritto l’e-book Lettere da Guantanamo (Il Reportage, dicembre 2016/Castelvecchi 2021) e, insieme a Paola Cannatella, il graphic novel La sposa yemenita (Becco Giallo, gennaio 2017), tradotto in quattro lingue.

ROSSELLA SPINOSA

Rossella Spinosa si diploma giovanissima in Pianoforte, Clavicembalo, Composizione, Musicologia e si laurea anche in Legge.

Si perfeziona come interprete presso l’Accademia pianistica di Imola e per la composizione presso l’Accademia Chigiana di Siena e la Scuola di Musica di Fiesole, ricevendo la “Borsa di merito Emma Contestabile” dell’Accademia Chigiana di Siena, il “Master cum laude” all’Accademia pianistica di Imola per la musica da camera.

Si esibisce come pianista in alcune delle sale più importanti italiane ed estere come Carnegie Hall di New York, Sala Santa Cecilia del Parco della Musica di Roma, Teatro degli Arcimboldi di Milano, Teatro Regio di Parma, Teatro Lirico di Cagliari, Teatro Politeama di Palermo, Italian Bunka Kaikan di Tokyo, Accademia Liszt di Budapest, Conservatorio di Musica di Buenos Aires, Università della Musica di Montevideo, etc., collaborando con compositori di prestigio (tra i quali, Paolo Castaldi, Luis De Pablo, Giacomo Manzoni, Alessandro Solbiati, Nicola Sani, Bernhard Lang, etc.) ed eseguendo molte opere nuove a lei stessa dedicate, in Europa, Canada, Stati Uniti, Russia, Sud America, Corea e Giappone.

A partire da ottobre 2009, con la prima mondiale di “Baires 1 Suite” per due pianoforti eseguita in duo con il compositore Luis Bacalov (Premio Oscar per le musiche de Il Postino), avvia una collaborazione stabile con lui che dedica a Rossella, anche, alcuni lavori compositivi.

Apprezzata interprete del repertorio del Novecento, incide dischi di successo per le etichette Stradivarius, BookStore Teatro alla Scala, AliaMusica Records e Tactus, nonché pubblica per Amadeus un cd dedicato a Franz Liszt nel bicentenario della nascita. La sua interpretazione discografica di John Cage viene scelta dal New York City Ballet per l’omaggio monografico al compositore statunitense. Per la propria produzione discografica riceve inoltre apprezzamenti della critica e dalle riviste di settore (5 stelle Amadeus per il cd Tactus dedicato alle opere pianistiche di Giacinto Scelsi).

Come compositrice le sono commissionate opere da camera, per orchestra, per la lirica ed il teatro, eseguite da Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano, Kyev Camerata, Orchestra del Governatorato di San Pietroburgo, Seoul Pro Art Orchestra, Lomza Philarmonia, Orchestra da Camera di Lugano, Orchestra da Camera Fiorentina, Orchestra Filarmonica Italiana, Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, Orchestra della Magna Grecia, Accord Quartet, Dedalo Ensemble, Ensemble Risognanze, I Solisti Lombardi, in rassegne e festival di prestigio come Nuova Consonanza di Roma, Emilia Romagna Festival e Milano Musica.

Si specializza nella composizione per il cinema muto, realizzando ad oggi le musiche per oltre cento pellicole storiche e documentaristiche, nonché ricevendo commissioni e inviti dalla Fondazione Cineteca Italiana, dalla Cineteca Umanitaria, dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dal Centro Tchaikovsky di San Pietroburgo, dal Museo Interattivo del Cinema di Milano, dal Museo del Ciclismo di Magreglio, dal Padiglione EXPO 2015, da Wikimania 2016, dal Giffoni Film Festival, dal Festival del Cinema Europeo di Osaka, dal Festival del Cinema di Zagabria, ecc. Crea inoltre spettacoli di musica e teatro, con la partecipazione di Moni Ovadia, Paolo Rossi, Teresa Mannino, Ottavia Piccolo, Angelo Pisani, Luca Micheletti, Monica Bacelli. Sue musiche per il cinema sono pubblicate in DVD da Fondazione Cineteca Italiana, Cineteca Umanitaria, Museo del Ciclismo. Collabora stabilmente con numerosi registi e con la Casa di produzione cinematografica milanese Adamantis. Ha collaborato anche come compositrice e consulente musicale per il marchio Pirelli per pubblicità e produzioni multimediali.

Nel 2024, Archivio Storico Ricordi insieme a Teatro alla Scala e Bertelsmann, commissionano a Rossella le musiche per le pellicole non sonore con le prime trasposizioni cinematografiche delle opere di Giacomo Puccini, in occasione dell’Anniversario Pucciniano. Le musiche composte ed eseguite da Rossella, sincronizzate sulle immagini, sono proiettate per l’intero periodo di allestimento della mostra “Puccini – Opera Meets New Media” presso il Museo del Teatro alla Scala, dal 23 ottobre 2024 al 19 gennaio 2025, con pieno successo di critica e pubblico.

Le sue musiche sono edite dalle case editrici Suvini Zerboni, ArsPublica e Sconfinarte e sono state inserite nei palinsesti di Radio3, Lifegate, Radio Popolare, Circuito Marconi, Radio Svizzera Italiana. Il primo cd monografico con sue musiche edito da Stradivarius, dal titolo “Rossella Spinosa: Orchestral and chamber works, vol. 1”, ha riscosso unanimi consensi di critica ed è stato segnalato su Il Manifesto nella “playlist dei 10 dischi del Decennio 2011-2020, da ri-suonare, ri-ascoltare, ri-amare” a firma di Mario Gamba, collocandosi quindi tra le migliori 10 produzioni discografiche del Decennio (unico nome italiano).

E’ attualmente docente di ruolo in Conservatorio; ha svolto altresì attività didattica anche all’estero con Master e seminari per la composizione e la storia della musica applicata alle immagini presso la Hochschule di Amburgo, Hochschule di Hannover, Conservatorio di Buenos Aires, Centro Tchaikovsky di San Pietroburgo…

Affianca all’attività concertistica e compositiva, un importante impegno nell’ambito dell’organizzazione e della divulgazione culturale, ricevendo importanti riconoscimenti tra cui la Medaglia PRO CULTURA HUNGARIA, a firma del Ministro della Cultura ungherese. Ha, infine, ricevuto l’onorificenza PAUL HARRIS per l’ideazione e la cura del progetto MILANO SPAZIO CULTURA promosso dal RC Milano Naviglio Grande San Carlo.

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